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Recensione di "The Crippled God" - spoiler molto leggeri

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2011 19:55
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11/11/2011 22:04

tradotta da: blogcritics.org

Recensione di "The Crippled God" di Steven Erikson

Tradotto da : http://blogcritics.org/books/article/book-review-the-crippled-god-by/


Ed alla fine torniamo al punto di partenza. Una città irrilevante su una piccola isola dal quale prende il nome un impero che si espande per continenti. La sede del potere si è allontanata da tempo da Malaz City sull'isola di Malaz, ma fu qui che un impero venne formato, e fu qui che entrammo per la prima volta nelle vite di coloro che sono intessuti nella stoffa della leggendaria esistenza dell'impero. Un figlio di un mercante di vini, in piedi su un parapetto, che scruta sia la città sia il mare, la sua testa piena di sogni di gloria e campi di battaglia vittoriosi, ha l'opportunità di incontrare due soldati. Nella città al di sotto bruciano incendi ed il fumo si alza mentre soldati fuori controllo eseguono brutalmente gli ordini del loro reggente di uccidere tutti gli utenti di magia della città. Quando una folata di vento porta l'odore di carne bruciata dove se ne stanno appollaiati, il ragazzo opina innocentemente che un macello ha preso fuoco, scambiando l'odore degli esseri umani per le bestie.

Molti anni dopo, un altro ragazzo, guardando oltre il vuoto mare dalla fine della stessa banchina, lascia che i suoi sogni di gesta eroiche siano interrotti dai tentativi apparentemente inutili di un uomo anziano di prendere un pesce durante le ore centrali della giornata. L'ambiente è alquanto più tranquillo di prima, non essendoci sommossa in atto e odore di carne bruciata che si diffonde sopra i due, ma per l'anziano, che era stato uno di quei soldati sul parapetto tanti anni indietro, la conversazione deve essere stata stranamente familiare. Egli, per tutto questo e tutto ciò che sappiamo ha vissuto negli anni fra le due conversazioni, non compie alcun tentativo di dissuadere il ragazzo che parla di lasciare l'isola e diventare un soldato. Invece gli riecheggiano parole pronunciate anni prima, “Beh, il mondo ha sempre bisogno di soldati”

In un certo senso non ci poteva essere un epitaffio migliore per l'epico capolavoro in dieci libri di Steven Erikson, The Malazan Book Of The Fallen. "Il mondo ha sempre bisogno di soldati," perchè principalmente questa è stata la storia dei soldati. Quelli coraggiosi, quelli malvagi, i codardi, gli eroi (intenzionali e non), ma soprattutto i soldati che hanno marciato in ranghi, hanno combattuto, sono morti, sono stati feriti, sono sopravvissuti e sono passati inosservati dalla storia. Dato che tutte le complessità delle trame, tutti i meandri e le svolte che Erikson ha così abilmente guidato portandoci alla sua conclusione: The Crippled God, la saga, come lo stesso Impero Malazan, hanno marciato sul dorso delle vite dei loro soldati.

Mentre gli dei e le altre razze con poteri, incluse l'abilità di trasformarsi in draghi o di cambiare la forma del mondo senza nemmeno versare una goccia di sudore, tramavano e complottavano gli uni contro gli altri, sono stati i passi dei soldati mortali quelli che abbiamo seguito ed i loro stivali quelli che abbiamo indossato nelle linee frontali. Siamo stati in profondità nella pressa dei corpi, dove uomini e donne hanno perso le loro menti e le loro anime. Spade infilzate, scudi infranti, sangue che scorre, piscio versato e sudore che puzza di dolore e paura. Abbiamo imparato cosa si prova a continuare a combattere quando non c'è più modo di vincere e come raramente vi è qualcosa degno di essere celebrato quando arriva la vittoria. Di solito la seconda significa aver causato un tale massacro da sentirsi male. Perchè morto è morto indipendentemente dalla bandiera sotto la quale si combatte, e nei cadaveri di fronte si può facilmente vedere se stessi. Una scivolata qui, od un affondo lì e le tue budella possono riversarsi per terra facilmente come quelle di chiunque altro.

Dopo nove libri abbiamo imparato a non diventare eccessivamente attaccati a nessuno dei personaggi che abbiamo incontrato nella nostra marcia attorno al mondo. Anche coloro che hanno vissuto migliaia di anni possono sempre soccombere ad un colpo di spada alla fine. Quindi, essendo arrivati alla penultima battaglia per tutti coloro che hanno subito ciò che il mondo gli ha scagliato contro fino a questo punto, ed avendo già visto la morte di così tanti che avevamo imparato a conoscere, potevamo solo sperare che qualcuno di loro sopravvivesse. Ma noi, come loro stessi, date le circostanze, le difficoltà che hanno affrontato, e le sofferenze che i loro eserciti hanno vissuto, sapevamo che sarebbe potuti morire tutti. Anche peggio, le loro vite sarebbero state spese senza nessuna ragione se anche solo una delle manovre messe in movimento fosse andata storta.

Dato che in quel lontano angolo del mondo i membri di una razza antica, i Forkrul Assail, hanno iniziato la loro campagna per liberare il mondo dai mortali. Si autoproclamano giudici ed hanno deciso che gli umani non meritano più di vivere. Avendo ucciso già molto tempo prima il loro dio, nel momento in cui lo hanno trovato carente, ora cercano il potere di un dio alieno. Il Dio Storpio del titolo, che è caduto sul pianeta migliaia di anni prima. Per opporsi a questa minaccia l'ex aggiunto dell'imperatrice dell'Impero Malazan, Tavore Paran, parte per la sua campagna apparentemente senza uno scopo. Dopo le perdite subite sia dal suo esercito sia da quelli dei suoi alleati, le loro possibilità di successo, già scarse in partenza, sembrano vicine all'impossibile. Vanno ad affrontare un nemico di gran lunga superiore in numero, comandato da esseri la cui stessa voce può strappare la carne dalle ossa. Quali speranze di successo hanno?

Tutti, dal meno importante dei civili al seguito all'ufficiale più alto in grado nelle armate alleate, sanno che il loro ruolo è di morire affinché altri possano avere la possibilità di vivere. La maggior parte di loro non sa nulla delle altre forze all'opera, nello stesso tessuto dell'esistenza, che stanno combattendo le stesse disperate battaglie su altri piani dimensionali. Erikson ci porta da un campo di battaglia all'altro mentre marciamo verso quello che sarà lo scontro finale. Personaggi e trame entrate in scena nei libri precedenti, che al tempo sembravano essere storie separate, ora si rivelano essere altri fronti nei quali si sta combattendo questa guerra. In una brillante prodezza ingegneristica, piazza gli ultimi piccoli pezzi nel loro posto in ogni area, fornisce i legami finali che li collegano tutti assieme. Ancora più sorprendente è il come lo fa, con una disinvoltura tale da farci chiedere come abbiamo potuto non notare le connessioni prima.

Eppure, nonostante le grandi raccolte di eventi che ha creato, i tortuosi sentieri in cui a volte la storia è calata, la colla che ha tenuto tutto assieme sono stati i personaggi. Da quelli che abbiamo amato odiare, Kallor l'alto re, a quelli che abbiamo amato – Fiddler, Hedge, Whiskeyjack, Kalam, Quick Ben, Toc the Younger, Onas T'oolan, Kruppe, Crokus, Apsalar, Karsa Orlong, Ganoes e Tavore Paran, gli umani, i nonmorti, gli dei e addirittura un paio di cani – essi sono stati coloro che hanno dato alla saga quell'aroma che la rende così speciale. Sono stati una celebrazione di tutto ciò che è bene e male nell'umanità, provando numerose volte come le situazioni in cui ci si trova possano far uscire sia il meglio sia il peggio in chiunque. Ed ora qui, alla fine della storia, ci viene data la possibilità di celebrare tutto ciò che sono stati e quanto siano stati importanti per i libri.

Mi rendo conto di non aver parlato molto di quello che effettivamente avviene in The Crippled God, ma farlo sarebbe troppo per coloro che hanno atteso a lungo questo volume conclusivo e non avrebbe significato per coloro che non sono ancora familiari con i nove libri precedenti. Se appartenete al secondo gruppo vi invidio dato che avete ancora dieci libri da leggere in futuro. Per coloro che sono nel primo gruppo tutto ciò che posso dirvi è che non sarete delusi. Non solo sarà all'altezza delle vostre aspettative, ma le supererà. Il Malazan Book Of The Fallen è un'opera straordinaria di narrativa fantasy, e questa puntata finale non è solo un'adeguata conclusione a ciò che è successo in precedenza, ma porta la saga ad un livello ancora più alto di quello che avreste pensato possibile. La narrativa fantasy e fantascientifica sono considerate spesso le cugine povere delle novelle serie, ma sfido chiunque a pensarlo dopo aver letto questa saga.
[Modificato da Rhaederos 11/11/2011 22:05]
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14/11/2011 17:22

Mi viene sempre più voglia di finire la lettura!!
Non vedo l'ora che l'armenia mi pubblichi il nuovo libro..

Grazie ancora per la traduzione :)
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16/11/2011 13:29

figurati ^^

Crokus però sta simpatico solo a quello che ha scritto la recensione XD
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16/11/2011 15:33

in effetti..
Crokus è l'unico personaggio di Erikson che proprio non sopporto..
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16/11/2011 15:55

Re:
Rhaederos, 16/11/2011 13.29:

figurati ^^

Crokus però sta simpatico solo a quello che ha scritto la recensione XD


infatti mi aspettavo che nel riportare la traduzione avresti inserito una cosa del genere.."Da quelli che abbiamo amato odiare, Kallor l'alto re, a quelli che abbiamo amato – Fiddler, Hedge, Whiskeyjack, Kalam, Quick Ben, Toc the Younger, Onas T'oolan, Kruppe, Crokus(LO DICI TU!!), Apsalar, Karsa Orlong, Ganoes e Tavore Paran" [SM=g6599]


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16/11/2011 19:55

e fra l'altro Kallor si schiera con Fiddler e Itkovian nei personaggi che a me almeno sono piaciuti di più
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